Anoressia
L’anoressia è un disturbo del comportamento alimentare che colpisce l’1-2% delle donne di età spesso compresa tra i 12 e i 20 anni. Anche gli uomini a volte ne sono affetti, ma in percentuali molto più basse. Certo, alcune donne a volte presentano comportamenti tendenzialmente anoressici durante una dieta dimagrante, tuttavia non bisogna fare confusione: l’anoressia è una malattia che non ha niente a che vedere con la voglia di dimagrire.
Colpisce spesso persone senza problemi
Nella sua vita quotidiana, gli anoressici sono in costante lotta contro la fame e il cibo. Possono arrivare fino a perdere il 50% del loro peso, e le conseguenze di questa denutrizione sono diverse e numerose: insonnia, caduta
dei capelli, stanchezza, blocco delle mestruazioni, decalcificazione delle ossa, cali di pressione… Curare questa malattia è un processo molto lungo e difficile.
Molti di loro conservano un rapporto ossessivo con il cibo e restano
comunque molto magri. il 10% ne muore, per suicidio o per denutrizione.
Bulimia
La persona che soffre di bulimia é soggetta a crisi durante le quali assume quantità eccezionali di cibo in maniera compulsiva e in un intervallo di tempo brevissimo. La vittima si getta su tutto quel che le capita a tiro, senza alcuna coerenza: lasagne, pizzette, biscotti, salatini, gelati. Una persona bulimica può ingurgitare migliaia di calorie in pochi minuti, generalmente di nascosto. L'episodio di appetito incontrollato può essere seguito da due reazioni ben diverse: c'é chi, temendo di ingrassare, si autoinduce al vomito e chi va incontro a problemi di obesità.
Il percorso terapeutico
L’obiettivo della terapia, quando si lavora con adolescenti che manifestano un disturbo dell’alimentazione, è quello di trovare le ragioni nascoste dietro al sintomo. L’elemento che rende articolata la cura con questi ragazzi è la contraddizione fra il rifiuto del corpo da un lato e la concentrazione ossessiva su di esso dall’altro, che inganna gli adulti che se ne prendono cura, inducendoli a concentrarsi sugli aspetti del peso e del comportamento alimentare e facendo rimanere così in secondo piano i sentimenti e gli affetti. Molto probabilmente, per questa ragione gli adolescenti in genere rifiutano o diffidano dell’aiuto offertogli, presagendo che lo scopo sia quello di “farli ingrassare” o "dimagrire". E’ necessaria in questi casi una forte competenza specialistica, che permetta all’esperienza di approfondire le aree opportunamente mascherate.
Se la forma è avanzata, è necessario un lavoro di equipe che comprenda le figure di medico, psichiatra, nutrizionista, endocrinologo etc. Fra queste figure professionali, lo psicoterapeuta assume un ruolo particolarmente delicato in quanto chiamato a identificare le cause remote dei sintomi. Bisogna tenere presente che la guarigione, anzi il cambiamento che porta alla guarigione, avviene infatti soprattutto tramite la modificazione del mondo psicologico dell’adolescente.
L'obiettivo dei colloqui
Attraverso una buona relazione terapeutica e la ristrutturazione dei modelli relazionali, il cibo e il corpo vengono a perdere il loro valore simbolico di catalizzatore delle emozioni.
I colloqui mirano ad avvicinare l’adolescente al proprio mondo interiore in un clima di accoglimento e di comprensione che permetta di cogliere il proprio modo di essere in rapporto
con gli altri, e di liberare le energie imprigionate in digiuni o abbuffate, impiegandole in investimenti più creativi capaci di rimettere in moto la vita psichica.
Attraverso continui confronti con il proprio Sé più autentico, per gli adolescenti anoressici e bulimici è possibile ritrovare il contatto con le emozioni e i sentimenti più profondi e nascosti.
Coinvolgimento e supporto alla famiglia
E’ inoltre molto importante collaborare con la famiglia che affronta quotidianamente tale disagio. L’obiettivo è quello di aiutare a promuovere una distanza appropriata fra le generazioni e stimolare una realizzazione personale dell’adolescente. Non meno importante è l’aiuto ai genitori che si trovano ad essere spettatori, con grandi sentimenti di impotenza, frustrazione, inutilità e rabbia, del processo autodistruttivo del figlio, il quale sembra consumarsi lentamente sotto i loro occhi.
I genitori che si rivolgono allo specialista spesso chiedono aiuto su quali siano i comportamenti più adeguati da tenere, oppure se esiste una spiegazione logica e razionale a queste manifestazioni. Essi combattono quotidianamente
(come gli specialisti coinvolti) con il problema più complesso: la resistenza, da parte dei ragazzi anoressici e bulimici (anche se per questi ultimi in misura minore) a raggiungere la consapevolezza del disturbo. Questo obiettivo si può raggiungere attraverso il percorso terapeutico che affronta prioritariamente il problema della consapevolezza e porta ad una conseguente ristrutturazione
dei legami familiari. Questi ultimi peraltro sono di fondamentale importanza in quanto risulta evidente che l’analisi delle relazioni familiari e l’aiuto che è possibile fornire ai genitori nel riappropriarsi del proprio ruolo in termini
di protezione e di affetto, siano una parte integrante dell’intervento psicologico di queste forme di disagio.
Il percorso può essere attuato in diverse modalità, anche a seconda delle caratteristiche specifiche della situazione. Oltre
al percorso individuale del/la ragazzo/a, si rende utile in molti casi affiancare colloqui in cui tutti i componenti della famiglia siano presenti. Questo è un punto cruciale della psicoterapia con gli adolescenti che presentano disturbi del comportamento
alimentare, utile per sciogliere i nodi relazionali e favorire la comunicazione fra i membri della famiglia.
Anche i genitori hanno bisogno di un luogo dove sentirsi accolti e compresi, senza sentimenti di colpa, un luogo in cui condividere il senso
di impotenza e di fallimento che producono i messaggi contraddittori dei figli.